Welfare

Un’idea così pazza, così vincente

Chi ha reso possibile il progetto della squadra FreeOpera.

di Redazione

“Pazza idea”, cantava Patty Pravo. Quella di Alessandro Aleotti, patron del Brera calcio (la terza compagine milanese dietro a Milan e Inter), non era da meno: iscrivere a un torneo ufficiale della Figc una squadra composta interamente da detenuti. Ma Aleotti è un tipo cocciuto. Il primo gradino da scalare è stato quello di trovare un campo, ma soprattutto un direttore di carcere che sposasse la sua pazza idea. Due obiettivi centrati in pochi mesi grazie alla disponibilità di Alberto Fragomeni, timoniere della casa di reclusione di Opera dove 1.400 uomini e 60 donne stanno scontando il loro debito con la giustizia. I passi successivi sono state le convenzioni firmate con la Federazione perché consentisse al FreeOpera di giocare tutte le partite sul polveroso campo interno al carcere, in deroga alla normale alternanza casa-trasferta, e col ministero della Giustizia in modo tale da permettere l?ingresso in carcere di arbitri e avversari. Nove mesi dopo, con in tasca da pochi secondi la promozione in seconda categoria, cosa è rimasto di questa esperienza? «L?aspetto più importante», interviene proprio Fragomeni, al termine degli ultimi 90 minuti durante i quali si sarà fumato almeno due pacchetti di sigarette per la tensione, «è stata la serenità che questa iniziativa ha portato qui dentro». Nessun pericolo quindi sul versante della sicurezza interna? «Dopo le prime settimane di riscaldamento, il meccanismo si è oliato. Mi spiace solamente che durante i play off le squadre avversarie abbiano preteso di giocare senza tifosi». Un boccone amaro per i 500 ultras-detenuti della curva Libertà.


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